Osvaldo: “Da quando il calcio è business abbiamo perso la magia di giocare a calcio”.
Dal calcio alla musica, la nuova vita di Daniel Pablo Osvaldo. Abbandonato il rettangolo di gioco, infatti, l’ex attaccante giallorosso ha scelto la carriera musicale. E ospite del programma in onda su Sky Sport, “Calciomercato – L’Originale”, dopo essersi esibito, ha commentato anche la sua carriera con uno sguardo al passato alla Roma. “Nella mia carriera, qualunque maglia indossassi in campo non avevo pressioni, pensavo alla partita 5 minuti prima di scendere in campo. Quando mi dicono che avrei potuto fare di più e non ritirarmi a 32 anni, dico che nessuno mi ha mai chiesto se avessi voluto fare di più (ride, ndr). Ho fatto anche troppo. Le voci di mercato, invece, le accusavo. Caratterialmente mi stancavo e avevo voglia di cambiare aria. Antonio Conte, Zeman, il numero uno, e Pochettino gli allenatori con i quali mi sono trovato meglio nella mia carriera. Però il calcio è stato la mia vita, lo ringrazio. Non voglio essere frainteso quando parlo male di alcune questioni del calcio, che magari mi hanno fatto male. Da quando è un business, abbiamo perso la magia di giocare a calcio. Perché ho smesso? Mi ero stancato… A volte dicono tante bugie che dopo un po’ diventi matto se devi sempre chiarire le situazioni. Tanto volte hanno confuso il mio professionismo…Ma se non sei professionale è difficile giocare in Europa e con la Nazionale, che sentivo veramente e cantavo anche l’inno”.