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Roma Femminile, Bitzer: “In America guardano molto la fisicità, preferisco il calcio italiano” (VIDEO)

“Vorrei più coinvolgimento delle persone nel calcio femminile”

Jenny Bitzer, giocatrice della Roma Femminile, è stata intervistata durante la rubrica “Ladies First” sul canale Youtube della Roma. Ecco le sue parole:


Come stai?
“Bene”

Come ti sta trattando Roma?
“Sono contenta che stia diventando di nuovo caldo”

Come hai passato l’inverno?
“A dire la verità, qui non fa molto freddo. Da tedesca, posso dire che fa piuttosto caldo. A me piacciono più le alte temperature”.

Cosa ti piace di più dell’essere a Roma?
“Direi il tempo e il cibo”.

Qual è il cibo che ti piace maggiormente?
“La pasta cacio e pepe”.

Qual è il paese migliore in cui hai giocato?
“Adoro gli Stati Uniti, li ho frequentato il college. Ho giocato nella squadra dell’università e ho avuto un’esperienza fantastica”.

Qual è la differenza dal punto di vista tattico?
“In America il gioco è molto più fisico, si pensa soprattutto alla corsa, alla velocità e alla forza fisica. Mi piace di più lo stile di gioco italiano, c’è più tecnica e tattica. C’è più calcio nel vero senso della parola, è stato facile adattarsi”.

Cosa mi dici della tua esperienza in Islanda?
“È stata un’esperienza interessante, sono rimasta poco. Il gioco è molto fisico anche lì, le persone e il tipo di paese ha reso speciale la mia esperienza, è stato bellissimo”.

A quale stile di gioco ti sei adattata di meno?
“Probabilmente quello americano, venivo dalla Germania dove c’era più tattica e tecnica. Arrivare lì, abituarsi alla fisicità in ogni azione probabilmente è stata la transizione più difficile per me”.

Come fai a essere sempre motivata?
“Perché amo questo sport, me ne sono innamorata a 7 anni quando ho iniziato a giocare. Mi ha fatto girare il mondo e conoscere persone speciali. Ti dà qualcosa che le altre cose non ti danno, ti regala emozioni speciali, è uno sport bellissimo”.

Cosa fai in alcune giornate particolari?
“Leggo molto, medito, parlo con i miei amici”.

Cosa stai leggendo?
“Il titolo è Uno psicologo in un lager, scritto da un sopravvissuto all’Olocausto. È un libro bellissimo, l’autore parla di come affrontare il dolore, come affrontare le sfide nella vita”.

Cosa ti ha fatto appassionare al calcio?
“Penso perché sono cresciuta in un paesino in Germania dove le persone mi dicevano che avrei dovuto seguire una determinata strada. Come ho detto, ho iniziato a giocare quando ero piccola e il mio sogno più grande era diventare una calciatrice professionista. Le persone dicevano che non sarebbe potuto succedere perché ero una donna e secondo loro era un sogno che non si poteva avverare. Andare in America ha cambiato tutto, mi ha aperto gli occhi, ho iniziato a capire che abbiamo più potere di quanto crediamo. Ho iniziato a percorrere quella strada che mi ha portato a combattere l’emancipazione femminile, far capire alle altre donne che possiamo fare di più. Per natura siamo più riservate degli uomini, non siamo così espansive”.

Dove vorresti vedere il calcio femminile in futuro?
“Mi piacerebbe che diventasse più diffuso, che popolassimo gli stadi, che ne si parlasse di più. Chiaramente, il calcio maschile è avanti ma un giorno vorrei poter vedere più coinvolgimento da parte della gente”.

Come comunicavi i primi giorni a Roma?
“Alcune ragazze parlano bene inglese, altre un po’ meno ma ci provano. Mi arrangio con qualche espressione del viso, però qualche parola italiana la sto iniziando a usare. Capisco quasi tutto, è complicato parlarlo”.

Chi è la più divertente in squadra?
“Antonsdottir, ma solo quando impari a conoscerla. È molto tranquilla e divertente”.

Cardio o pesi?
“Cardio”.

Dolce o salato?
“Dolce. Sempre”.

Altri sport oltre al calcio?
“Basket”.

L’atleta che stimi di più?
“Serena Williams”.

Qualcosa che fai troppo spesso?
“Leggere”.

Se potessi andare in qualche posto, dove andresti?
“Nuova Zelanda, mi piace la campagna e vorrei vederla”.

Cosa mangeresti per il resto della tua vita?
“Cioccolato”.

Cosa faresti con gli ultimi 5 euro?
“Probabilmente li regalerei”.

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