Nel giorno del suo 59esimo compleanno, l’allenatore della Roma esce sconfitto dall’Olimpico contro lo Slavia Praga: la sconfitta, immeritata, arriva a 7 minuti dalla fine
Il 19 marzo è un giorno dal gusto agrodolce per i colori giallorossi: in questa data, nel 1937, nasceva Carletto Mazzone, romano e romanista D.O.C. che ha reso iconica la sua passione per questi colori. Purtroppo però il 19 marzo è anche il giorno di Roma–Slavia Praga, una partita che forse più di tutte descrive cosa significa essere romanisti. Nel ritorno dei quarti di finale di Coppa Uefa, la Roma, allenata proprio da Mazzone, cerca il miracolo per ribaltare il 2-0 dell’andata. I giallorossi ci credono, complice anche un Olimpico strapieno e una coreografia da brividi: un immenso “NON MOLLEREMO MAI” si staglia per tutto lo stadio, da curva a curva.
Con queste premesse la partita può solo essere spettacolare. E in effetti così sarà, anche se tutto si consuma nell’ultima mezz’ora: al 60′ la Roma trova il gol della speranza con Moriero, che da fuori area scaraventa in porta la palla per il vantaggio giallorosso. Poi è capitan Giannini a prendere sulle spalle la Roma e provare a scrivere la storia. A 8 minuti dalla fine, il Principe trova la spizzata vincente di testa su punizione di Carboni, l’Olimpico esplode, la Roma c’è. Negli ultimi minuti, al cardiopalma, la Roma spinge ma senza andare oltre al 2-0; arriva il fischio finale, si va ai supplementari. I 30 minuti extra sono pura follia: al 99′ un giovanissimo Totti inventa un passaggio per Moriero, che arrivato davanti a Stejskal, lo beffa portando la Roma sul 3-0.
Lo stadio è una bolgia, la Roma non solo ha recuperato lo svantaggio, ma è anche passata in vantaggio, ormai la qualificazione è ad un passo. Ma purtroppo, come nei sogni più belli, arriva sempre qualcuno che ti ridesta dal sonno e ti riporta con i piedi per terra. Quel qualcuno si chiama Vavra, e al 114′ il ceco insacca il gol del 3-1, spegnendo i sogni di un intera città. La Roma esce sconfitta, in lacrime, distrutta fisicamente e psicologicamente. Ma la partita, anche se dolorosa, resta a detta di tutti, una delle più belle ed emozionanti della competizione europea.