C’è la Roma dei non romani, Baldini e Massara che volano a Boston da Pallotta per delineare il futuro della società, e c’è la Roma dei romani, di Totti, Ranieri, De Rossi, che guarda al presente, i risultati sportivi sul terreno di gioco, per garantirsi il futuro.
Strategia e tattica, pensiero e azione, bilanci e passione. Economie e plusvalenze da una parte, identità e passione dall’altra. In mezzo non c’è l’annosa questione dello stadio, ma i tifosi, l’unico vero collante di queste due dimensioni della Roma, entrambe necessarie in questo calcio del terzo millennio, ma probabilmente molto sbilanciate verso la prima.
Aspettando news da oltreoceano, c’è di mezzo il campo, la trasferta di Milano con l’Inter, tre punti fondamentali da andarsi a prendere. Con Totti punto di riferimento dello spogliatoio, Daniele a fare il tifo vista la sua indisponibilità, Pellegrini e Florenzi a metterci l’anima e la tecnica, Sir Claudio, il condottiero, a guidare i suoi all’impresa.
C’è piaciuto il mister sabato pomeriggio, imperterrito sotto il diluvio universale, presente, concentrato, sofferente come un tifoso ma lucido come un generale che sta lanciando l’assalto. E con i tifosi, migliaia, che come sempre riempiranno uno spicchio del Meazza, per sostenere la Roma, quella di chi è andato e quella di chi è rimasto.